Le meraviglie del mondo (2006) di Nicola Palmeri 

“Castigat ridendo mores”, dicevano i nostri antichi padri latini o, se si preferisce una variante letteraria, “Ne uccide più la penna che spada”. Ma nel pieno splendore della civiltà dell’immagine, seguito dal (purtroppo?) declinante primato della letteratura – denunciato perfino dagli stessi artisti della macchina da presa – un giovane videomaker-regista-documentarista siciliano, Nicola Palmeri, approdato nel nord del paese (dove insegna informatica in val di Susa) ha pensato bene di schernire, con garbo e leggerezza, l’ormai ultracentenario dilemma del ponte sullo stretto, girando un corto, Le meraviglie del mondo (2006), divenuto in poco tempo delizia o “tormentone” (per gli strenui sostenitori “dell’ottava meraviglia del mondo”) di molti festival settoriali.

            Emigrato anch’egli in val di Susa per sfuggire all’oppressione del ponte, Nino (Nino Seviroli), l’umile protagonista del corto di Palmeri, si ritroverà nel bel mezzo d’un’altra “meraviglia”, la TAV, ossia l’alta velocità, contro la quale scenderà in campo con la proba e ferma diligenza del buon padre di famiglia (ovvero democraticamente protestando), per rientrare infine nei patri lidi forte dell’acquisita coscienza “No TAV-No Ponte”, gemellaggio protestatorio Nord-Sud (almeno quello, in un paese vergognosamente ribollente di rigurgiti razzisti), finalmente uniti in una lotta comune.

            Girato con povertà di mezzi in location campagnole, un cast d’amici, molta buona volontà e una scoppiettante colonna musicale sullo stile di Bregovich, scritta ed eseguita dalla formazione bolognese “Uccellacci”,  Le meraviglie del mondo accorda perfettamente le dichiarazione del suo autore – autoproclamatosi (e legittimamente) apartitico e apolitico –  e la  precisa determinazione, ancora secondo le parole del regista (anche attore nei panni d’un poco suadente geometra), di “ condurre una battaglia contro le ingiustizie, portando avanti le proprie convinzioni”. Facessimo tutti così. Da vedere, per ridere pirandellianamente… come fa una lumaca sul fuoco.                     

  Franco La Magna

 

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